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Discorso del Gran Cancelliere dell'Ateneo Romano della Santa Croce, per l'inaugurazione dell'anno accademico (14_XI_1990).

Eminentissimi ed Eccellentissimi Signori, autorità accademiche, professori, studenti e personale non docente dell'Ateneo Romano della Santa Croce, Signore e Signori.

All'inizio di un nuovo anno accademico non posso fare a meno di invitarvi ad innalzare il cuore a Dio insieme con me, per ringraziarLo di tutte le cose buone che ci ha donato quest'anno, e per chiederGli di farci vedere realizzate le prospettive che Lui stesso ha aperto per noi attraverso tanti avvenimenti recenti.

In primo luogo intendo riferirmi all'Assemblea generale del Sinodo dei Vescovi appena conclusa. Nel corso delle varie sedute, è stata «sottolineata —come riassume il Santo Padre— la necessità di una formazione integrale, che non trascuri alcun aspetto: formazione umana, dottrinale, spirituale, pastorale, che tenga conto delle circostanze, spesso difficili, in cui deve essere esercitato il ministero»[1]. Tale compito rientra pienamente nelle finalità di servizio alla Chiesa che l'Ateneo Romano della Santa Croce si prefigge.

Il nostro ringraziamento, di oggi e di sempre, si basa anche su un altro motivo, a noi particolarmente caro: la dichiarazione, da parte della Sede Apostolica, dell'eroicità delle virtù del Fondatore dell'Opus Dei, Mons. Josemaría Escrivá, mediante il Decreto promulgato dalla Congregazione per le Cause dei Santi il 9 aprile scorso, su espresso mandato del Santo Padre.

Se, da un lato, continuiamo a chiedere al Signore con insistenza che si degni di glorificare questo suo Venerabile Servo per il bene di tutta la Chiesa, nello stesso tempo ricorriamo privatamente alla sua intercessione affinché nella vita di ciascuno di noi si accrescano le virtù cristiane, proprio durante e attraverso le svariate attività che configurano la vita di questo Centro universitario.

Molti di noi conservano impresso nella memoria e nel cuore il costante insegnamento del Fondatore dell'Opus Dei: l'efficacia di qualsiasi impresa, grande o piccola che sia, si misura dal grado di santità che vi raggiungono quelli che la realizzano[2]. Poiché, nel nostro caso, si tratta dello studio delle scienze sacre, il vero progresso non si può limitare a un mero sapere qualcosa di più, ma consiste soprattutto nel saperne di più di Qualcuno: con un sapere che non è soltanto teorico, limitato all'intelletto speculativo, ma che coinvolge tutta la persona, in modo tale da muoverne la volontà a gustare, ad assaporare (sapere), per mezzo della contemplazione, la Verità, la Bontà e la Bellezza di Dio. Come ha affermato il Santo Padre nell'ultima Congregazione del Sinodo lo scorso 27 ottobre, «il professore di Teologia ha il compito di insegnare la dottrina della fede, che è la fede della Chiesa. Deve essere lui stesso un uomo di fede, che predichi con l'esempio. Deve comunicare ai giovani che gli vengono affidati l'amore per la Chiesa, essa stessa mistero di fede, e la docile accettazione della parola del Magistero»[3].

Il 9 gennaio scorso, la Congregazione per l'Educazione Cattolica ha eretto, con apposito Decreto, l'Ateneo Romano della Santa Croce, costituito dalle Facoltà di Teologia e di Filosofia. Questo sviluppo istituzionale del nostro Centro superiore di studi ecclesiastici è un altro grande motivo di ringraziamento e apre nuove prospettive di servizio alla formazione cristiana che ne costituisce la ragion d'essere. Tra l'altro, mi è gradito ricordare che, proprio nell'anno accademico che oggi stiamo solennemente inaugurando, si sono cominciati ad impartire tutti i Corsi Istituzionali relativi agli studi del Primo Ciclo di entrambe le Facoltà.

Il loro avvio ha comportato, e continuerà a richiedere, un notevole ampliamento del corpo docente, di incarichi e di energie spese per l'assistenza agli alunni, anche per quanto concerne i problemi di alloggio e di assistenza spirituale.

Questa espansione degli insegnamenti impartiti nel nostro Ateneo presuppone un contemporaneo incremento di spazio e di strutture. Per fortuna, sin da quest'anno ci si è potuti avvalere di nuove aule e di altri locali nel palazzo di San Girolamo della Carità ed anche nel palazzo di Sant'Apollinare. C'è da sperare che a breve scadenza si possano concludere i passi necessari per poter disporre quanto prima di strutture più definitive, adeguate alle crescenti necessità dell'Ateneo Romano della Santa Croce.

Il nostro pensiero riconoscente, infine, non può dimenticare tutte le persone che, con il loro lavoro e la loro generosa collaborazione, stanno permettendo, assieme ai professori, al personale non docente e agli studenti, il funzionamento e la crescita di questo Centro universitario, né il supporto economico di tante persone di tutto il mondo e di tutte le condizioni sociali, grazie al quale è possibile per molti alunni l'acquisizione di una più completa e solida formazione nelle scienze ecclesiastiche.

Questi, e tutti gli altri motivi di riconoscenza al Signore e a Sua Madre benedetta, segni tangibili della provvidenza con cui ci sostengono, ci devono spronare a una corrispondenza sempre più piena e totale nella ricerca dell'unica cosa necessaria[4]: la santità alla quale Dio ci chiama.

Nel invocare su tutti noi l'assistenza dello Spirito Santo, dichiaro inaugurato il presente anno accademico 1990_1991.

[1] Giovanni Paolo II, Discorso dell'ultima congregazione dell'VIII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, 27_X_1990, n. 8, in "L'Osservatore Romano", 28_X_1990, p. 5.

[2] Cfr. Colloqui con Mons. Escrivá, Ares, 5ª ed., Milano 1987, n. 31.

[3] Giovanni Paolo II, Discorso..., cit., in "L'Osservatore Romano", 28_X_1990, p. 5.

[4] Cfr. Lc 10, 42.

Romana, n. 11, Luglio-Dicembre 1990, p. 233-235.

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